venerdì 21 novembre 2014

... da I DIECI COMANDAMENTI ...

8) Fate l'amore con il sapore e soprattutto non dimenticate i preliminari!
(dedicato alla mia amica Michela)


“<<Senti, hai sentito?>>, mi diceva con una specie d’ansia, come se in quel preciso momento i nostri incisivi avessero triturato un boccone di composizione identica e la stessa stilla d’aroma fosse stata captata dai recettori della mia lingua e dalla sua. <<E’ lo xilantro? Non senti lo xilantro?>> aggiungeva menzionando un’erba che dal nome locale non eravamo ancora riusciti ad identificare con sicurezza (forse l’aneto?) di cui bastava un filo sottile nel boccone che stavamo masticando per trasmettere alle narici una commozione dolcemente pungente, come un’impalpabile ebbrezza.” Da “Sotto il sole giaguaro” di Italo Calvino

Per comprendere il sapore in tutta la sua ricchezza e profondità dovete imparare ad amare, l’intensità con la quale assaporate la vita amandola da l’impulso a tutto ciò che fate, figuriamoci ad un gesto d’amore bello come quello di cucinare per qualcuno.

Il mio amico ristoratore Michele mi diceva “io quando prenotano sono più contento, non tanto per organizzarmi, ma perché così so che quella sera cucino per Tizio o per Caio, ed anche se non li conosco penso già alla faccia che faranno dopo aver assaggiato i miei piatti!”.

Quando vi sorprenderete a pensare alla sorpresa indotta nei vostri commensali, ad esempio per aver messo delle foglioline di menta nel loro risotto al nero di seppia, oppure per aver strusciato dell’aglio fresco sul fondo del loro piatto per il cous cous al granchio, o per aver messo in infusione del rosmarino secco nell’acqua per la preparazione del pane, oppure per aver messo al centro del pacchero alla pescatrice una mousse al basilico, allora siete sulla strada giusta.

 “Un artista non è mai povero” dice Babette dopo aver speso tutti i diecimila franchi d’oro, vinti alla lotteria, per cucinare una cena speciale in memoria del padre delle due sorelle danesi che l’avevano ospitata in fuga da Parigi dopo la repressione della Comune.

Non occorre siate stati chef al  Café Anglais di Parigi per cucinare una cena come quella di Babette, dove il banchetto si trasforma in “un’avventura amorosa” dove “rettitudine e felicità si baciano”, dove i commensali a fine cena danzano tenendosi per mano in un paesino della costa danese dello Jutland.

I vostri commensali sono li per vivere insieme a voi un’esperienza universale che è quella della convivialità, del gusto, ma anche unica, come essere proiettati in una nuova dimensione percettiva creata da voi, dove troveranno tutto quello che avete avuto il coraggio di mettere, e per metterci l’amore, credetemi dovete prima averlo provato.

La dimensione percettiva che state creando è globale, non è fatta solo ed esclusivamente di sapori, ma è molto più ampia, è fatta anche di preliminari che vanno dalla cortesia, la gentilezza, la fermezza con cui effettuate l’invito al vostro evento, alla consistenza delle posade utilizzate, dal profumo che avete deciso trapeli nella sala, alla modalità intrigante con la quale raccontate cosa avete preparato per loro, dall’accortezza nel gestire le loro eventuali intolleranza alimentari alla libertà di autogestione che concederete.

Insomma, dall’ambiente alla musica scelta, tutto contribuisce a vivere quell’esperienza percettiva, l’importante però è che tutti abbiano l’impressione che ogni cosa è li per pura casualità, anche quel vecchio disco di Patty Smith che è li accanto allo stereo per la vostra amica figlia di figli dei fiori!

Ma il monito non vale solo per voi che cucinate, ma per chiunque si trovi davanti ad una fetta di Bouché de rose parigina o di una Pastiera napoletana, assaporate comunicando a chi vi sta intorno il vostro percorso interiore, coinvolgete gli altri nelle vostre sensazioni, condividetele perché esse si amplificheranno e si completeranno, in fondo il significato di amore non è questo?


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"A tavola perdonerei chiunque, anche i miei parenti" Oscar Wilde