8) Fate l'amore con il sapore e soprattutto non dimenticate i preliminari!
(dedicato alla mia amica Michela)
“<<Senti, hai
sentito?>>, mi diceva con una specie d’ansia, come se in quel preciso
momento i nostri incisivi avessero triturato un boccone di composizione
identica e la stessa stilla d’aroma fosse stata captata dai recettori della mia
lingua e dalla sua. <<E’ lo xilantro? Non senti lo xilantro?>>
aggiungeva menzionando un’erba che dal nome locale non eravamo ancora riusciti ad
identificare con sicurezza (forse l’aneto?) di cui bastava un filo sottile nel
boccone che stavamo masticando per trasmettere alle narici una commozione
dolcemente pungente, come un’impalpabile ebbrezza.” Da “Sotto il sole giaguaro” di Italo Calvino
Per comprendere
il sapore in tutta la sua ricchezza e profondità dovete imparare ad amare,
l’intensità con la quale assaporate la vita amandola da l’impulso a tutto ciò
che fate, figuriamoci ad un gesto d’amore bello come quello di cucinare per
qualcuno.
Il mio amico
ristoratore Michele mi diceva “io quando prenotano sono più contento, non tanto
per organizzarmi, ma perché così so che quella sera cucino per Tizio o per
Caio, ed anche se non li conosco penso già alla faccia che faranno dopo aver
assaggiato i miei piatti!”.
Quando vi sorprenderete
a pensare alla sorpresa indotta nei vostri commensali, ad esempio per aver
messo delle foglioline di menta nel loro risotto al nero di seppia, oppure per
aver strusciato dell’aglio fresco sul fondo del loro piatto per il cous cous al
granchio, o per aver messo in infusione del rosmarino secco nell’acqua per la
preparazione del pane, oppure per aver messo al centro del pacchero alla
pescatrice una mousse al basilico, allora siete sulla strada giusta.
“Un artista non è mai povero” dice
Babette dopo aver speso tutti i diecimila franchi d’oro, vinti alla lotteria,
per cucinare una cena speciale in memoria del padre delle due sorelle danesi
che l’avevano ospitata in fuga da Parigi dopo la repressione della Comune.
Non occorre siate
stati chef al Café Anglais di Parigi per
cucinare una cena come quella di Babette, dove il banchetto si trasforma in
“un’avventura amorosa” dove “rettitudine e felicità si baciano”, dove i
commensali a fine cena danzano tenendosi per mano in un paesino della costa
danese dello Jutland.
I vostri
commensali sono li per vivere insieme a voi un’esperienza universale che è
quella della convivialità, del gusto, ma anche unica, come essere proiettati in
una nuova dimensione percettiva creata da voi, dove troveranno tutto quello che
avete avuto il coraggio di mettere, e per metterci l’amore, credetemi dovete
prima averlo provato.
La dimensione
percettiva che state creando è globale, non è fatta solo ed esclusivamente di
sapori, ma è molto più ampia, è fatta anche di preliminari che vanno dalla
cortesia, la gentilezza, la fermezza con cui effettuate l’invito al vostro
evento, alla consistenza delle posade utilizzate, dal profumo che avete deciso
trapeli nella sala, alla modalità intrigante con la quale raccontate cosa avete
preparato per loro, dall’accortezza nel gestire le loro eventuali intolleranza
alimentari alla libertà di autogestione che concederete.
Insomma, dall’ambiente
alla musica scelta, tutto contribuisce a vivere quell’esperienza percettiva, l’importante
però è che tutti abbiano l’impressione che ogni cosa è li per pura casualità, anche quel vecchio disco di Patty Smith che
è li accanto allo stereo per la vostra amica figlia di figli dei fiori!
Ma il monito non vale solo
per voi che cucinate, ma per chiunque si trovi davanti ad una fetta di Bouché
de rose parigina o di una Pastiera napoletana, assaporate comunicando a chi vi sta
intorno il vostro percorso interiore, coinvolgete gli altri nelle vostre
sensazioni, condividetele perché esse si amplificheranno e si completeranno, in
fondo il significato di amore non è questo?
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"A tavola perdonerei chiunque, anche i miei parenti" Oscar Wilde